GIOVEDI’ 5 MARZO Ore 21.00 TONI CAPUOZZO presenta: “Adios” L’esperienza dell’inviato di guerra, Teatro Filippini Ha pubblicato Il giorno dopo la guerra: tra la Bosnia di oggi e un'Italia lontana (Feltrinelli 1996 ), un libro sull'assedio di Sarajevo in cui storie di sopravvivenza si mescolano alla rievocazione del dopoguerra italiano; e Occhiaie di riguardo (Piemme 2007), storie di cronaca grande o minuta da diverse zone di conflitto. Capuozzo non si definisce un “inviato di guerra”, eppure come dice lui stesso ha seguito con scrupolo molti avvenimenti :i conflitti in Medio Oriente e la crisi nel Corno d’Africa, la strage di Bologna e il G8 di Genova, le guerre nei Balcani o la crisi di Timor Est, i delitti di provincia e le faide della ‘ndrangheta calabrese. Ma sono stato felice ogni volta che ho potuto raccontare una storia, per minuscola che fosse. . .un destino che, caparbio, continuasse ad alimentare un’insopprimibile individualità, una resistenza alle sorti collettive, alle letture geopolitiche, alle interpretazioni sociologiche. |
Modera Sara Spiazzi, 26 anni di Pescantina, è laureata in Filosofia e Antropologia culturale ed Etnologia all’Università di Bologna. Svolge il servizio civile presso Fevoss onlus, associazione di volontariato socio-sanitario veronese, e ricerca sui temi dell’emarginazione, povertà e inclusione sociale. Ha aderito al progetto Freeentry vedendolo come un occasione per imparare a organizzare e gestire momenti pubblici di riflessione collettiva, momenti di informazione e formazione sociale. Ha scelto di incontrare Toni Capuozzo poiché crede fermamente nell’importanza decisiva del viaggiare, confrontarsi con altre storie, luoghi, modi di affrontare la vita, per riconsiderare più obiettivamente la nostra società, il nostro stile di vita, e noi stessi. |
Nel nostro incontro presenterà Adìos, pubblicato da Mondadori nel 2008, brevi storie nello scenario dell’America Latina fine anni Settanta, incontri, ed esperienze di crescita sul campo di due ragazzi, italiani in Nicaragua , spinti dal mito della Rivoluzione Cubana, dalla voglia di scoprire il mondo, da ideali e sogni da mettere alla prova. Uno, Capuozzo, si scopre giornalista nel desiderio irresistibile che si fa spontanea necessità di relazionare la Storia che vive in prima persona, la sua complessità, con racconti di persone e luoghi senza maiuscole, che si avvicendano senza lasciare altre tracce, che nelle sue parole diventano testimonianze dell’unicità di ogni vita umana.
Chiederemo a Capuozzo come si prepara all’ingresso nella realtà da raccontare, su cosa e su chi fa affidamento, quali sono i processi di avvicinamento che lo portano a saper guardare, saper vivere e poter parlare di una realtà che prima non gli appartenevano e che presto o tardi lascerà, quali sono gli sforzi che mette in atto per tentare di descrivere, comprendere, quali sono le mediazioni, le omissioni, i passaggi, le generalizzazioni che l’inviato deve compiere per trascriver sui giornali ciò che noi vogliamo conoscere, stando lontani.
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