lunedì 11 maggio 2009

Intervista a Vittorio Messori.
Moderatrice dell'incontro Stefania Gatta.











VENERDI 15 MAGGIO Ore 21.00

VITTORIO MESSORI Presenta: “Perché credo”

Razionalità e fede

Sala UTEP Università Tempo Libero

Nasce a Sassuolo (MO) da una famiglia anticlericale. Studia scienze politiche a Torino, a contatto con intellettuali quali Firpo e Bobbio, acquisendo una formazione razionalistra e agnostica. Nel 1964, a seguito della lettura dei Vangeli, dopo quella che definì una “evidenza del cuore”, si converte al cattolicesimo. Inizia da allora una ricerca delle “ragioni della ragione” a confronto delle “ragioni del cuore”, che lo avevano spinto ad abbracciare la fede.


Frequinta quindi l’Istituto di Cristologia per laici ad Assisi, per un anno, utilizzando la biblioteca per le sue ricerche. Nel 1968 rientra a Torino ed inizia a lavorare presso la Società Editrice Internazionale e successivamente a Stampa Sera, continuando le ricerche per il suo primo libro, riguardante le origini del cristianesimo, che uscirà nel 1976:“Ipotesi su Gesù”.
Nel 1977 pubblica “Inchiesta sul cristianesimo” realizzato dialogando con agnostici, atei, cattolici, credenti di altre religioni.

Nel frattempo inizia a collaborare con il mensile “Jesus” sul quale pubblicherà articoli e cicli mensili che andranno a confluire nei suoi libri: “Patì sotto Ponzio Pilato” (1992) e “Dicono che è risorto” (2000) e “Ipotesi su Maria” (2005).

Messori scandaglia anche la realtà della chiesa cattolica, intervista Papa Giovanni Paolo II e l’allora Cardinale Joseph Ratzinger e pubblica un libro inchiesta sull’Opus Dei.


Modera: Stefania Gatta, 27 anni di Merano, studia presso l’Università degli Studi di Verona, collabora con alcuni giornali del veronese e segue con interesse la scena teatrale locale.





Il 15 maggio 2009 Vittorio Messori presenterà il suo ultimo libro edito da Mondadori: Perché credo. Scritto con Andrea Tonelli ripercorre le tappe che hanno portato il prolifico scrittore cattolico alla sua conversione dopo l’incontro con il Vangelo.

L’incontro sarà anche occasione per discutere temi che riguardano non solo la religione cattolica ma che, in un certo senso potremmo applicare alla fede in generale: esiste un filo che lega l’ortodossia all’integralismo? E’ possibile porsi in termini razionalistici rispetto alla fede?

mercoledì 15 aprile 2009

News

A causa di impegni istituzionali, l'appuntamento con MAGDI CRISTIANO ALLAM è RINVIATO in data da definirsi.

giovedì 12 marzo 2009

Intervista a Massimo Picozzi.
Moderatrice dell'incontro Anna Barbetta.






Venerdì 13 marzo ore 17.30

MASSIMO PICOZZI presenta Quell’oscuro bisogno di uccidere

Biblioteca Civica – Sala Farinati


Massimo Picozzi (Milano, 1956) è criminologo e psichiatra, direttore del Centro di ricerca sul crimine presso l’Università LIUC di Castellanza e consulente della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato. Già autore di numerose pubblicazioni scientifiche e di nove volumi (Criminal Profiling, Giovani e crimini violenti, Piccoli omicidi, Pedofilia, ed in coppia con Carlo Lucarelli Serial Killer, Scena del crimine, Tracce criminali, La nera) si è occupato in qualità di perito psichiatrico dei casi più noti di cronaca nera degli ultimi anni. Anche in relazione ai recenti fatti di cronaca della città di Verona, che rimandano tristemente al caso Tommasoli.







Modera Anna Barbetta, 21 anni di Verona, studia Lettere all’Università di Verona, si interessa di arte, fotografia e muove i primi passi nel mondo del giornalismo.





Picozzi presenta il nuovo libro Un oscuro bisogno di uccidere, storie nere tra follia e malvagità, edito da Mondadori, che racconta le inquietanti vicende di persone che hanno oltrepassato quella “linea d’ombra” che delimita il confine tra la follia e la consapevolezza di fare del male. Dice lo stesso Picozzi: “Sono passati venticinque anni da quando, per la prima volta, ho attraversato i cancelli blindati di un carcere. Tutto quello che ho imparato sulla mente criminale è cominciato lì, in mezzo a gente disperata che cercava ogni giorno la forza per tirare avanti. (…) Ma ho pure fissato gli occhi senza luce di chi non avrebbe mai smesso d’essere un predatore (…). Da quel momento, giovane medico al primo incarico, mi è entrata dentro una sottile e strana inquietudine (…) che il confine tra giusto e sbagliato, tra sano e malato, tra bene e male non era tracciato con un segno netto e deciso (…) piuttosto c’era sempre una linea d’ombra”

sabato 21 febbraio 2009

Intervista a Toni Capuozzo.
Moderatrice dell'incontro Sara Spiazzì.












GIOVEDI’ 5 MARZO Ore 21.00

TONI CAPUOZZO presenta: “Adios”

L’esperienza dell’inviato di guerra,

Teatro Filippini

Ha pubblicato Il giorno dopo la guerra: tra la Bosnia di oggi e un'Italia lontana (Feltrinelli 1996 ), un libro sull'assedio di Sarajevo in cui storie di sopravvivenza si mescolano alla rievocazione del dopoguerra italiano; e Occhiaie di riguardo (Piemme 2007), storie di cronaca grande o minuta da diverse zone di conflitto.

Capuozzo non si definisce un “inviato di guerra”, eppure come dice lui stesso ha seguito con scrupolo molti avvenimenti :i conflitti in Medio Oriente e la crisi nel Corno d’Africa, la strage di Bologna e il G8 di Genova, le guerre nei Balcani o la crisi di Timor Est, i delitti di provincia e le faide della ‘ndrangheta calabrese. Ma sono stato felice ogni volta che ho potuto raccontare una storia, per minuscola che fosse. . .un destino che, caparbio, continuasse ad alimentare un’insopprimibile individualità, una resistenza alle sorti collettive, alle letture geopolitiche, alle interpretazioni sociologiche.







Modera Sara Spiazzi, 26 anni di Pescantina, è laureata in Filosofia e Antropologia culturale ed Etnologia all’Università di Bologna. Svolge il servizio civile presso Fevoss onlus, associazione di volontariato socio-sanitario veronese, e ricerca sui temi dell’emarginazione, povertà e inclusione sociale. Ha aderito al progetto Freeentry vedendolo come un occasione per imparare a organizzare e gestire momenti pubblici di riflessione collettiva, momenti di informazione e formazione sociale. Ha scelto di incontrare Toni Capuozzo poiché crede fermamente nell’importanza decisiva del viaggiare, confrontarsi con altre storie, luoghi, modi di affrontare la vita, per riconsiderare più obiettivamente la nostra società, il nostro stile di vita, e noi stessi.




Nel nostro incontro presenterà Adìos, pubblicato da Mondadori nel 2008, brevi storie nello scenario dell’America Latina fine anni Settanta, incontri, ed esperienze di crescita sul campo di due ragazzi, italiani in Nicaragua , spinti dal mito della Rivoluzione Cubana, dalla voglia di scoprire il mondo, da ideali e sogni da mettere alla prova. Uno, Capuozzo, si scopre giornalista nel desiderio irresistibile che si fa spontanea necessità di relazionare la Storia che vive in prima persona, la sua complessità, con racconti di persone e luoghi senza maiuscole, che si avvicendano senza lasciare altre tracce, che nelle sue parole diventano testimonianze dell’unicità di ogni vita umana.

Chiederemo a Capuozzo come si prepara all’ingresso nella realtà da raccontare, su cosa e su chi fa affidamento, quali sono i processi di avvicinamento che lo portano a saper guardare, saper vivere e poter parlare di una realtà che prima non gli appartenevano e che presto o tardi lascerà, quali sono gli sforzi che mette in atto per tentare di descrivere, comprendere, quali sono le mediazioni, le omissioni, i passaggi, le generalizzazioni che l’inviato deve compiere per trascriver sui giornali ciò che noi vogliamo conoscere, stando lontani.

giovedì 12 febbraio 2009

L' Assessore alle Politiche Giovanili Alberto Benetti ha scritto, con grande interesse per i giovani:

L'Assessorato alle politiche giovanili del Comune di Verona ha promosso con vivo entusiasmo il progetto "Free Entry"; evento culturale rivolto ai govani della nostra città, che intende stimolare riflessini costruttive su argomenti di attualità di particolare importanza.
L'iniziativa, realizzata in collaborazione con Fondazione Aida- Teatro stabile di innovazione, ha visto coinvolto, nell'ideazione di questo ciclo di incontri con autori noti, filosofi e giornalisti del panorama italiano, un gruppo di ragazzi veronesi.

Sono convinto che impegnare voi giovani in prima persona nell'organizzazione di un evento a voi dedicato, vi dia l'opportunità di di mettervi in gioco e di essere protagonisti responsabili assieme ai vostri coetanei dell'iniziativa che, se pensata e voluta dal mondo istituzional, si arricchisce di significato e di contenuti proprio perchè lascia spazio anche alle vostre aspirazioni e perchè condivisa, in un rapporto di rispetto e fiducia reciproco, da voi con noi. Solo così potrà essere oltre che un'esperienza anche un successo.

E' su questo terreno che possiamo contribuire tutti insieme alla crescita delle idee e alla difesa di valori autentici e costruire, grazie ad un lavoro di squadra e a comuni regole di riferimento, le basi per una progettualità a favore del vostro futuro.
E' una sfida che vale la pena accettare. E' una sfida che permetterà ad ogniuno di noi essere una persona libera, forte e vera.

Mi auguro quindi che questi momenti culturali siano occasione di ascolto e di confronto fra voi giovani e che possano essere allo stesso tempo, l'inizio di un nuovo dialogo e di una più ampia e appassionata partecipazione alle attività lanciate dall'Assessorato che rappresento.

Alberto Benetti
Assessore alle politiche giovanili

giovedì 5 febbraio 2009

Intervista a Giuseppe Ayala.
Moderatore dell'incontro Cristiano Polese













VENERDI 13 FEBBRAIO Ore 17.30

GIUSEPPE AYALA Presenta: “Chi ha paura muore ogni giorno”

La cultura della legalità,

Aula Corte d’Assise Tribunale di Verona.

Attualmente consigliere presso la Corte d¹Appello di L¹Aquila, Giuseppe Ayala, dopo la laurea in giurisprudenza, conseguita all¹Università degli Studi di Palermo, esercitò la professione di pubblico ministero diventando, tra l¹altro, Consigliere di Cassazione. Ebbe un ruolo di spicco nel Pool Antimafia di Palermo, con cui mise in crisi i rapporti tra la mafia siciliana e quella americana, e contribuì a stroncare in parte il traffico di droga transoceanico. Scampato per caso fortuito alla sorte che ha toccato i colleghi Giovanni Falcone prima e Paolo Borsellino poi, Giuseppe Ayala ha deciso con grande coraggio di schierarsi fin da giovane dalla parte sana delle istituzioni, allo scopo di perseguire il corretto funzionamento della giustizia.






Modera Cristiano Polese, 27 anni, di Lazise, laureando presso l’Università di Verona;




Dopo quindici anni Giuseppe Ayala ha voluto raccontare la sua esperienza intima, gli anni del suo impegno nel Pool Antimafia di Palermo, culminata con il maxiprocesso del 1986 che ha visto indagati più di quattrocento persone per crimini legati alla criminalità organizzata. “Chi ha paura muore ogni giorno” si interroga dunque sulle relazioni tra mafia e politica di allora, nella stagione più straordinaria che la lotta alla mafia abbia mai avuto in Italia, grazie all’ostinazione di uomini che hanno inteso servire lo Stato fino in fondo, mettendo in gioco la propria carriera e la propria vita, considerati i diversi omicidi di mafia raccontati da Ayala, ed in molti casi abbandonati dalla principale istituzione italiana.

domenica 1 febbraio 2009

Collaborazione con Fuori Aula Network e backstage di ogni evento!

Dopo la conferenza di venerdì 30 gennaio, in cui erano presenti membri della radio universitaria Fuori Aula, si è concordata una collaborazione con loro: la mattina dell' incontro (AYALA, VENEZIANI ecc...) il moderatore si recherà alle ore 10.00 presso la sede della Redazione di Fuori Aula, e presenterà, con i giornalisti della Redazione, l' ospite.

Nei giorni precedenti a ogni evento, il ragazzo di Free Entry che intervisterà l' autore in questione, provvederà a mandare i comunicati stampa, gli inviti, la newsletter e si metterà in contatto con le radio, le tv, e i quotidiani.

giovedì 29 gennaio 2009

Conferenza Stampa

DOMANI ALLE ORE 12 IL GRUPPO FREE ENTRY, INSIEME ALL' ASSESSORE BENETTI DELLE POLITICHE GIOVANILI E MERI MALAGUTI DELLA FONDAZIONE AIDA, PRESENTERANNO IL PROGETTO ALLA STAMPA NELLA SALA ARAZZI DEL COMUNE DI VERONA

Progetto e Programma Free Entry

- Progetto :

Un gruppo di giovani entra nel vivo dell’organizzazione di un evento culturale e diventano i protagonisti di

FREENTRY: ingresso libero alle idee

Sei ragazzi hanno lavorato coordinati dall’Assessorato alle Politiche Giovanili e da Fondazione Aida per organizzare una manifestazione, ad ingresso libero e gratuito, che ha come protagonisti ospiti importanti della letteratura e del giornalismo. Modereranno incontri con: Toni Capuozzo, Giuseppe Ayala, Marcello Veneziani, Massimo Picozzi, Vittorio Messori e Magdi Cristiano Allam


Come sottolinea l’Assessore Alberto Benetti, l’iniziativa è nata nell’ambito della programmazione dell’Assessorato rivolgendosi soprattutto ai giovani dai 15 ai 30 anni, con l’obiettivo di avvicinare le nuove generazioni al mondo della letteratura e del giornalismo attraverso un percorso che li vede protagonisti attivi, capaci di organizzare e moderare un evento culturale con gli stessi scrittori.

Conoscere quindi il back stage di un’organizzazione culturale, seguire le procedure istituzionali per creare e organizzare l’evento, confrontarsi con gli autori, moderare gli incontri, è la metodologia di FREE-ENTRY, affinché i ragazzi possano prendere dimestichezza con il mondo della letteratura e dell’intrattenimento culturale.

Il gruppo, formato da Stefania Gatta, Cristiano Polese, Anna Barbetta, Nadia Zandomeneghi, Sara Spiazzi e Luca Pinali

modereranno gli incontri con noti autori della letteratura:




- Programma:


Venerdì 13 febbraio ore 17.30 presso Aula Corte d’Assise Tribunale di Verona,
GIUSEPPE AYALA presenta Chi ha paura muore ogni giorno (Mondadori 2008).

Venerdì 27 febbraio, ore 17.30, presso l’Università di Verona MARCELLO VENEZIANI presenta Rovesciare il ’68 (Mondadori 2008).

Venerdì 5 marzo, ore 21.00, al teatro Filippini, TONI CAPUOZZO presenta Adìos (Mondadori 2008).

Venerdì 13 marzo, ore 17.30, presso la Sala Farinati della Biblioteca Civica di Verona, MASSIMO PICOZZI presenta Un oscuro bisogno di uccidere (Mondfadori 2008).

MAGDI CRISTIANO ALLAM, martedì 21 aprile presso l’Auditorium della Gran Guardia, ore 21.00, presenterà Viva Israele (Mondadori 2007).

Venerdì 15 maggio presso la sala UTEP Università Tempo libero e educazione permanente ore 21.00, incontro con VITTORIO MESSORI, il più noto scrittore cattolico, interlocutore dell’allora cardinale Ratzinger che presenta Perché credo (Piemme 2008)

Ingresso libero e gratuito

mercoledì 28 gennaio 2009

Intervista a Marcello Veneziani.
Moderatrice dell'incontro Nadia Zandomeneghi













VENERDI 27 FEBBRAIO Ore 17.30

MARCELLO VENEZIANI Presenta: “Rovesciare il ’68”

L’attualità del ’68,

Aula T4, Facoltà di lettere e filosofia, Università degli studi di Verona.

Marcello Veneziani è nato a Bisceglie, nel 1955, e vive a Roma. Laureato in Filosofia, è autore di alcuni saggi tra i quali: La rivoluzione conservatrice in Italia. Genesi e sviluppo dell'ideologia italiana (1987); Processo all'Occidente. La società globale e i suoi nemici (1990); Sul destino (1992); Sinistra e destra. Risposta a Norberto Bobbio (1995); L'Antinovecento (1996); Decamerone italiano (1997); Il secolo sterminato (1998), e Comunitari o liberal (1999). Ha diretto e fondato case editrici e riviste culturali e politiche (Intervento, Pagine Libere, L'Italia settimanale). Attualmente dirige il settimanale Lo Stato, è editorialista de Il Giornale e de Il Messaggero e collabora con la RAI.






Modera Nadia Zandomeneghi, 20 anni, iscritta al secondo anno del corso di laurea di scienze della comunicazione. Sono venuta a conoscenza del progetto Free Entry tramite il forum su internet del mio corso di laurea e sono rimasta molto colpita da questa iniziativa, ritenendola una buona esperienza per me e per gli altri.

Vorrei che questo progetto avvicinasse i giovani alla cultura e all' informazione. Quest' ultima, non è molto sentita tra i giovani, e senza di questa è difficile incuroisirsi e avvicinarsi alla cultura.





L'incontro verterà sui punti principali del suo ultimo libro, Rovesciare il ’68, come il parricidio della contestazione del ‘68 e gli effetti che ha lasciato sui valori civili e sociali di oggi (famiglia, scuole, linguaggio ecc...), e il richiamo alla tradizione per recuperare un modello guida che possa ritrovare i valori perduti. "Così il 68 si risolse in una barbara supremazia del presente, dell'immediato, dell'io sul mondo, sul passato e sul futuro. L' egocentrismo generazionale e soggettivo fu l'effetto più profondo del 68", perchè si è arrivati a questo risultato? I giovani della contestazione, ormai sono padri se non nonni, quale modello paterno hanno seguito se i padri sono stati cancellati dal movimento?

mercoledì 21 gennaio 2009

Recensione di "Chi ha paura muore ogni giorno" di Giuseppe Ayala

Storia di rabbia e di dolore


Giuseppe Ayala "Chi ha paura muore ogni giorno"

pp. 200, euro 17,50 Mondadori, 2008

da
http://nuke.ilsottoscritto.it/Default.aspx?tabid=827



di Oscar Buonamano

“Lo Stato aveva deciso di fermare se stesso proprio nel momento in cui stava registrando risultati esaltanti. E perché? Perché la mafia ce l’aveva dentro. Si faccia avanti chi è capace di dare una diversa risposta plausibile”.

Un’affermazione da far tremare le vene e i polsi e che fa indignare. Una delle tante affermazioni forti contenute in Chi ha paura muore ogni giorno, l’ultimo libro di Giuseppe Ayala.

La pubblicistica sugli anni del pool antimafia e quindi su Giovanni Falcone e Paolo Borsellino è molto vasta. Molto è stato già scritto e perciò ci si potrebbe chiedere: c’è qualcos’altro da scrivere su quegli anni e su quella stagione? C’è qualche aspetto poco chiaro che si può ulteriormente indagare? A cosa serve, ma soprattutto è utile un altro libro su quegli anni?

La risposta è si se quel libro è scritto da uno dei protagonisti di quella stagione, uno dei sopravvissuti. E la risposta è si se l’autore è un fine dicitore e un raffinato intellettuale.

Giuseppe Ayala confeziona una sorta di autobiografia minima, nel senso che autoindaga su un arco temporale breve della sua vita, nella quale è possibile rileggere la ricostruzione della storia del Palazzo di Giustizia di Palermo, la nascita del pool antimafia e la sua fine, ma soprattutto è possibile leggere la cifra umana e politica e sociale di un gruppo di uomini veri. Uomini morti una volta sola.

“Ha raccontato Andrea Camilleri che quelle cinque lettere venivano pronunciate solo dopo che gli usci di casa erano stati chiusi, perché gli estranei non le sentissero. Nessuno voleva ammettere ciò che vi si celava dietro. Lo stesso accadeva a proposito di un’altra parola di sei lettere: «cancro». «il male incurabile» era l’eufemismo. Suonava meglio”.

Quando non c’era il pool, quando il Palazzo di Giustizia di Palermo, “Un palazzo che aveva avuto un ruolo centrale nella storia del potere siciliano, distinguendosi più per la sua capacità di omologazione che per quella di contrapposizione alle connotazioni illegali, se non criminali, che pezzi di quel potere erano andati progressivamente assumendo”, quando la parola mafia non si poteva pronunciare, quando lo Stato non era in prima linea contro la criminalità organizzata, quando tutto era così, proprio in quel preciso momento inizia la storia che ci racconta, o conta come direbbe forse Camilleri,Giuseppe Ayala.

Ed è una storia che ti fa stare con i pugni stretti in tasca dalla prima all’ultima parola. È una storia che fa rabbia a rileggerla. È una storia che ti pone la domanda, la domanda delle cento pistole: ma io che cosa ho fatto per cambiare in meglio il mio Paese?

Ayala con certosina abilità crea una rete in cui ogni nodo è un piccolo affresco di quella Sicilia e di quell’Italia e che tutta insieme, tesa in modo da distanziare bene i singoli nodi e far guardare oltre i nodi stessi appunto, ci restituisce un mondo complesso di cui si percepiscono fatti, odori, parole, e di cui riusciamo a vedere i morti, i tanti morti ammazzati. E la scia di dolore e rabbia che quei morti hanno lasciato non solo nei parenti più prossimi ma in tutti quelli che non si arrendono allo status quo.

“C’è qualcuno in questo Paese che si occupa della sottrazione dei documenti più personali delle vittime - cosiddette eccellenti – a cadavere ancora caldo…La borsa che Aldo Moro aveva con sé al momento del sequestro? Mai trovata. Il computer di Giovanni Falcone? Ripulito. L’agenda rossa di Paolo Borsellino? Scomparsa”.

Rocco Chinnici, Aldo Moro, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, sempre sulla scena del delitto “eccellente” s’intravede una figura che sottrae documenti, carte, appunti. Non è una chiacchiera da bar o il finale ad effetto di un film di terza o quarta visione è una delle affermazioni contenute nel libro. Una affermazione grave che chiama in causa le Istituzioni della Repubblica e chi le governa.

È una storia che pone la vicenda umana al centro del ring. Solo da rapporti umani forti e saldi possono nascere le grandi imprese della vita siano esse della sfera lavorativa, siano esse della sfera personale.

“Il dolore e la paura avevano partorito un sodalizio che non era solo professionale e ideale. Era umano e personale. E definitivo”.

Così descrive Ayala il rapporto che si era stabilito tra lui e Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Un rapporto cementato dal dolore per la perdita di cari amici e colleghi che con loro lavoravano in una terra di frontiera qual’era e qual è ancor oggi la Sicilia. La paura di andare incontro ogni giorno alla morte, quasi a mani nude.

“L’intesa tra i due era formidabile quanto l’effetto e la stima che li legava. Si conoscevano da bambini, essendo nati entrambi nello storico quartiere della kalsa. Erano diversi, ma si completavano a vicenda”.

Dolore e paura che appunto potevano essere affrontati solo in presenza di un rapporto indistruttibile, prim’ancora umano che professionale: questo era il rapporto che legava Giovanni a Paolo. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino due eroi contemporanei.

C’è anche la vita personale di Giuseppe Ayala in questo libro. La sua vita di padre e di marito. Di marito che affronta la separazione dalla moglie nel bel mezzo dell’inchiesta più importante che ci sia mai stata in Italia contro la mafia. E in quei momenti così difficili, quando entrano in ballo gli affetti e le decisioni da prendere sono decisioni davvero importanti, proprio in quei momenti ad Ayala non manca la vicinanza di Giovanni Falcone che lo aiuta a capire e in silenzio accompagna le sue decisioni.

“Il nostro amore si stava consumando, senza colpe e senza ragioni. Ma la nostra intesa era un’altra cosa, tanto che dura ancora e non dà alcun segno di stanchezza. Il fatto che siamo genitori degli stessi figli non è secondario, per niente, ma non spiega tutto. L’affetto quando è veramente profondo è un legame molto forte. Meno dell’amore, ma con maggiore garanzia di durata”.

Le continue incursioni nella vita privata della famiglia Ayala, come ad esempio le lunghe chiacchierate con il Presidente della Repubblica, quando Ayala e Falcone sono a Roma dopo aver assistito allo smantellamento scientifico del pool antimafia e di tutta la struttura che era stata messa faticosamente in piedi, non distolgono l’attenzione e si giustappongono alle vicende di malaffare trattate.

“Il siciliano, per evidenti ragioni storiche, non possiede la cultura del diritto, perché conosce solo quella del favore…La mediazione del favore, negatrice del diritto, ha esaltato al massimo la percezione e, quindi, il fascino del potere. Esiste, forse, un solo posto al mondo in cui vale un proverbio che recita «cumannari è mugghi di fùttiri»”.

Una “sentenza senza appello” scritta da un siciliano sui siciliani. Una riflessione che c’interroga sulle ragioni più profonde della condizione d’illegalità diffusa in cui vive la Sicilia e l’intero Paese.

Ayala non dimentica i tanti ragazzi e ragazze delle forze dell’ordine che sono morti per difendere con il proprio corpo il corpo di tanti magistrati, che hanno immolato la loro vita per difendere lo stato di diritto e per servire lo Stato. Per tutti usa splendide parole che vanno dritto al cuore.

E poi ci sono tante altre cose ancora da leggere in questo bel libro di Giuseppe Ayala come ad esempio un ampio stralcio della storica requisitoria finale del maxiprocesso che vide proprio Ayala intrattenere tutti con il fiato sospeso con il suo facile eloquio e che concluse come un consumato attore di teatro:“Questo e non altro, signori della Corte, è la Mafia”.

Giuseppe Ayala: "La cultura della Legalità"

Venerdì tredici febbraio presso l'aula della Corte d'assise del Tribunale di Verona avremo l'onore di intervistare e dialogare con Giuseppe Ayala, magistrato e politico italiano.
Dopo la laurea in giurisprudenza, conseguita all'Università degli studi di Palermo, esercitò la professione di pubblico ministero diventando, tra l'altro, Consigliere di Cassazione. Amico di Giovanni Falcone, ebbe un ruolo di spicco nel pool anti-mafia. Dal 1992, dopo l'omicidio di Falcone e Paolo Borsellino, si occupò anche di politica diventando deputato nelle file del Partito Repubblicano Italiano.

In seguito a Tangentopoli (inchieste sulla corruzione dei partiti alle quali egli partecipò attivamente) ed alla crisi del PRI, Ayala passò ad Alleanza Democratica, confermando il seggio alla Camera dei Deputati nel 1994. Dopo la scomparsa di AD, insieme a Giovanna Melandri passò tra i Democratici di Sinistra, partito con il quale venne eletto senatore nel 1996 e nel 2001.

Sottosegretario al Ministero di Grazia e Giustizia durante il governo Prodi I, l'incarico gli fu riconfermato anche nei successivi governi D'Alema I e II.

Conclusa l'esperienza politica, rientra in magistratura, pur dopo aver criticato chi, dopo il Parlamento, ritorna a vestire la toga [1]. Attualmente Ayala è consigliere presso la Corte di Appello di L’Aquila.

lunedì 19 gennaio 2009

Interviste a Marcello Veneziani sul libro "rovesciare il '68"



Marcello Veneziani presenta "Rovesciare il '68" a Casteggio - parte 1



Marcello Veneziani presenta "Rovesciare il '68" a Casteggio - parte 2


sabato 17 gennaio 2009

Cosa pensa degli appelli mediatici del Presidente del Consiglio “perseguitato” dai magistrati?Non ho mai creduto in simili affermazioni. L’unica cosa obbiettivamente evitabile sarebbe stato l’avviso di garanzia consegnato a Berlusconi al G8 nel 1994, un’azione priva di ratio alcuna. Aggiungerei anche la custodia cautelare durante “mani pulite”. Ma a parte questo non vedo persecuzione giudiziaria. La situazione di Berlusconi dipende dal suo essere al contempo uno spregiudicato e abile imprenditore e il Presidente del consiglio.
Giuseppe Ayala, 01/05/06
«Qualcuno ha detto che c’è una parola del Vangelo scritta per ciascuno, nel senso che ciascuno è chiamato per nome, secondo la sua storia e i suoi bisogni, in un segreto che nessuno può scoprire. Il Dio cristiano sa contare solo fino a uno, per tutti ha un richiamo diverso perché tutti sono Suoi figli, che Egli solo conosce. La risposta alla domanda è molteplice quanti sono gli uomini. In Perché credo ho dato la mia, ciascuno ha da raccontare la sua».
Vittorio Messori, 18/12/08